Villa Carpegna

I nobili Fagnani, probabilmente quali eredi o aventi causa di un ramo dei Birago, nel Cinquecento possedevano una casa da nobile in Birago, con annessi diversi edifici, individuabili forse nella porzione sud dell’attuale villa. Ai primi dei Seicento, questo compendio immobiliare passò ai marchesi Casnedi che lo ampliarono e trasformarono in un interessante villa di delizia, commissionando affreschi a Bortoloni e ai fratelli Ligari e altri artisti, arricchendola anche di decori inconsueti, come il salotto con le ceramiche di Deft. Di notevole interesse anche la sala dei cuoi, dal rivestimento in cuoio decorato delle pareti. Uno scalone seicentesco a quattro rampe permette l’accesso al piano superiore. Qui, nel salone centrale, gli affreschi sono di argomento storico. Perdute molte sculture e fontane del giardino (alimentate da un laghetto superiore), restano le statue che dall’antico viale d’accesso portano alle scalinate di raccordo ai parterre che ricordano i fasti del passato.

Nel 1792, il complesso appartenne a Federico e Ansperto Confalonieri Stratman, quali eredi della madre, Antonia Casnedi, morta di parto nel 1789 e ultima rappresentante della famiglia; nel 1794 passò quindi ai Raimondi, eredi di un ramo dei Porro di Lentate e rappresentati a Birago dalla famosa Giuseppina che fu moglie, per poche ore, di Giuseppe Garibaldi. Giuseppina sposò poi Ludovico Mancini e dopo la sua morte, la villa passò a Nina Mancini e quindi alle famiglie Juvalta e Odazio.

Oggi la villa è proprietà dei conti Carpegna che l’hanno restaurata e la utilizzano come propria dimora di delizia, riportandola ai fasti per cui era stata concepita.

 

I Casnedi

Dei Casnedi si ricordano: Giovanni Battista, primo marchese di Nesso († 1662); suo figlio Francesco Maria, sovrintendente alle fortificazioni e generale d’artiglieria, avuto da Caterina Pallavicini Trivulzio, la quale per altre nozze fu madre del marchese Carlo Francesco Clerici di Copreno; Ottavio, figlio di Francesco Maria e padre di altro Francesco Maria e di Giovanni Battista. Ottavio che pur aveva sposato Beatrice Durini, si era probabilmente invaghito di una cantante, Vittoria Tesi, che riempì di regali e per farlo vendette molte possessioni che aveva sul lago di Como. Assiduo frequentatore di teatri, Ottavio è il dedicatore di “Ergilda” a Venezia.  Dall’ultimo Francesco Maria citato nacque Antonia, ultima della sua famiglia.

 

 

Giuseppina Raimondi Mantica Odescalchi

Nata a Socco il 17 marzo 1841, fu registrata come “figlia di ignoti”, ma poco dopo venne riconosciuta quale figlia naturale ed erede del marchese Giorgio Raimondi, al quale apparteneva anche il fedecommesso istituito dal conte Bono Porro di Lentate.

Crebbe in un ambiente caratterizzato da ideali risorgimentali mazziniani. Il padre, esule in Canton Ticino con la figlia, raggiungeva spesso il comasco con il compito di trasmettere messaggi ai combattenti.

Ai primi del giugno 1859, Giuseppina andò in missione da Giuseppe Garibaldi, per comunicargli la difficile situazione in cui versava Como. Garibaldi se ne innamorò subito, ma non fu corrisposto. Le scrisse quell’autunno appassionate lettere d’amore, ma ricevette risposte distanti. Pare che la Raimondi fosse innamorata di Luigi Caroli (1834-1865), un ufficiale garibaldino. D’improvviso, in novembre, la Raimondi rispose gentilmente a una missiva di Garibaldi, dichiarandosi disposta a sposarlo.

Le nozze furono più volte rinviate, dapprima a causa di una caduta da cavallo di Garibaldi, poi per il tifo che colse la promessa sposa. Celebrato con rito religioso il 24 gennaio 1860 nell’oratorio domestico dei marchesi Raimondi nella villa di Fino, alla fine della funzione, lo sposo fu avvicinato da Rovelli, il quale gli consegnò un foglio di cui era, secondo la maggior parte degli storici, anche l’autore. Vi si rivelava come la Raimondi avesse mantenuto relazioni con altri uomini. Questa fu la motivazione, presentata dall’avvocato di Garibaldi, il giurista Pasquale Stanislao Mancini, per l’annullamento del matrimonio, avvenuto nel 1880, che permise al generale di unirsi in matrimonio con la terza moglie, Francesca Armosino, con cui aveva avuto i figli Clelia e Manlio che poterono così essere riconosciuti. Tuttavia permangono molti dubbi sulla vicenda.

Giuseppina, dopo l’annullamento del matrimonio con Garibaldi avvenuto solo vent’anni dopo (14 gennaio 1880), si sposò con il celebre patriota e avvocato milanese Lodovico Mancini (suo cognato). Morì a Birago, il 27 aprile 1918.

 

Lodovico Mancini

Molto amico di Luciano Manara che frattanto si era sposato con l’erede di Giacomo Beccaria di Copreno, Carmelita Fé, il Macini divenne amico anche dei fratelli Dandolo e di Emilio Morosini, tutti personaggi coinvolti nel Risorgimento. Nel 1848 fu con Giorgio Clerici di Copreno uno dei protagonisti delle Cinque Giornate di Milano. Volontario nella “Colonna Manara” in Val Sabbia, rifugiatosi a Torino dopo la sconfitta, nel 1849 si arruolò con i fratelli Dandolo nel “Reggimento Bersaglieri Lombardi”, comandato dal Manara, prendendo parte all’eroica difesa della Repubblica Romana, durante la quale morirono il Manara stesso, Morosini ed Enrico Dandolo. Nel febbraio 1859 a Milano, beffando la polizia austriaca, pose una corona di fiori tricolore sulla bara di Emilio Dandolo. Nel 1880 sposò Giuseppina Raimondi di Birago. Fu padre di Nina Mancini.