Mecenatismo e committenza dei marchesi Clerici a Copreno
Villa Clerici è l’evoluzione di una antica casa da nobile dei Porro e degli Avogadro, posta a nord del borgo, ma separata da esso dalla contrada del Ponte. L’edificio si presenta come una costruzione complessa, frutto di più ampiamenti, con una corte centrale e due cortili laterali. L’ingresso principale, presso il borgo, sta di fronte all’oratorio di San Mauro abate. Questo edificio fu “ricostruito” dal capitano Francesco Clerici, nella seconda metà del Seicento. La villa e l’oratorio di San Mauro contavano importanti collezioni di quadri, la prima accorpata alla galleria Clerici di Milano, fu persa nel corso dell’Ottocento. La collezione religiosa presente nell’oratorio, fu invece venduta a metà del secolo scorso dagli eredi di Maria Farneti, cantante lirica che col marito, l’avv. Riboldi, acquistò il compendio Clerici, ospitando tra gli altri, Arturo Toscanini.Dall’altra parte dell’ingresso, la villa confinava col viale che dalla chiesa di Sant’Alessandro martire porta all’oratorio di San Francesco Saverio.
San Francesco Saverio
Potrebbe essere la chiesa più antica di Copreno, di certo esisteva già nel XIII secolo, quando aveva funzione di parrocchiale ed era dedicata a sant’Alessandro martire. Nel Cinquecento, in pessimo stato di conservazione, presentava una serie di pitture del secolo precedente, di cui resta la crocifissione sopra l’altare, opera di Lanfranco da Lecco. Costruita la chiesa nel borgo, questa prese il titolo di San Carlo. In essa la committenza dei Clerici, in tre momenti, ha lasciato un’eredità artistica per la maggior parte conservata. Gli affreschi dei primi del Seicento sono a sé rispetto al contesto e raffigurano la passione del Cristo, nelle vele del presbiterio. Gli affreschi e gli stucchidella seconda metà del Seicento, invece, molto decorativi, stavano attorno alla pregevole pala d’altare rubata mezzo secolo fa. Se il nome dello stuccatore non ci è noto, gli affreschi degli Angeli sono quasi certamente riconducibili a Antonio Crespi detto il Bustino. Nella sacrestia, invece, sta il monumento dedicato a Paolo Clerici, scolpito da Vincenzo Vela.
Sant’Alessandro martire
Fondata alla fine del Cinquecento, anche nella chiesa di Sant’Alessandro la committenza Clerici ha lasciato il segno, sia nella cappella dedicata ai santi Anna e Giuseppe, a destra per chi entra, dove sta la pala d’altare, sia sull’altare maggiore, dove in tre tele stanno i principali episodi della vita di Alessandro martire. Recenti studi hanno consentito di attribuire con buon grado di certezza la pala della cappella Clerici al pittore Giovanni Stefano Montalto, il quale ha raffigurato il Cristo risorto, con Tersa d’Avila, Francesco d’Assisi e i due titolari della cappella: sant’Anna e san Giuseppe.
Giorgio I Clerici
Sposò Angiola Porro, figlia di un ricco personaggio di Asnago, luogo dove Giorgio era nato. Diventato ricchissimo col commercio, in particolare delle sete, investì parte degli utili delle sue società nell’attività bancaria e il resto nell’acquisto di immobili, in particolare in Copreno.
Morì in Copreno nel 1665, ormai nonagenario, e lasciò una cospicua eredità ai tre figli maschi: Antonio, primo marchese di Cavenago, Francesco, capitano della milizia, Carlo, continuatore del Casato. Con testamento provvide alle somme necessarie per rifare l’altare maggiore della nuova chiesa di Sant’Alessandro, rilevatosi inadatto al peso della struttura. Istituì molte messe in suffragio alla sua famiglia e altre opere caritatevoli a favore dei coprenesi.
Francesco Clerici
A lui si deve la ricostruzione dell’oratorio di San Mauro e il restauro dell’oratorio dedicato a San Francesco Saverio. Capitano della milizia spagnola, ricchissimo di entrate, pur sposato, non ebbe discendenza. La parte libera del suo patrimonio passò al nipote Paolo, figlio illegittimo di Carlo, mentre quella soggetta al fedecommesso istituto dal padre, andò a Giorgio II. Francesco avrebbe desiderato che la tenuta di Copreno restasse agli eredi di Paolo, ma per l’opposizione di Carlo prima e di Giorgio II, restò a questi ultimi. Suo amministratore era il sacerdote Avogadro che pure dimorava a Copreno.
Giorgio II Clerici
Principale possidente di Copreno, Giorgio II aveva riunito nelle sue mani circa i 5/6 del patrimonio del nonno e lo aveva anche ampliato, grazie alla sua posizione privilegiata nel governo spagnolo d’Italia. Per la prematura morte del figlio e del nipote, tutto il suo patrimonio passò a Anton Giorgio Clerici, suo pronipote.
Anton Giorgio III Clerici
Poco presente a Copreno, ricchissimo di rendite, generale di un esercito privato, fu uomo fedele della casa d’Asburgo Lorena in Italia e loro ambasciatore al Quirinale, in occasione dell’elezione di papa Rezzonico. Dilapidò buona parte delle sue sostanze in spese folli. Alla sua morte, il patrimonio era tuttavia ancora cospicuo, ma le due figlie non poterono ereditare il fedecommesso dell’avo Giorgio I, per cui buona parte dei beni immobili, così la tenuta di Copreno, passarono a Francesco Clerici, discendente da Carlo II.
I Clerici moderni
Nell’Ottocento diedero molto alla causa risorgimentale i tre figli di Paolo Clerici, Pietro Antonio, Giorgio e Carlo. In memoria del padre commissionarono l’importante bassorilievo opera di Vicenzo Vela, posto nella sacrestia dell’oratorio di San Francesco Saverio. Tuttavia, la partecipazione alle cinque giornate di Milano (Giorgio era il comandate della guardia di Milano) e le successive aderenze all’indipendenza, portarono alla confisca di parte del patrimonio, in particolare dei beni di Giorgio. La tenuta Clerici passò quindi alla famiglia Ginami de Licini e in seguito alla cantante lirica Maria Farneti in Riboldi.